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Cresce il bisogno di soluzioni in grado di ridurre lo skill mismatch tra lavoratori ed esigenze delle aziende: leggi l’articolo e inviaci il tuo progetto d’impresa ad alto impatto sociale.

Un “record” decisamente poco invidiabile: secondo lo studio “New skills at Work 2017”, condotto da JpMorgan e Bocconi, il nostro Paese è al terzo posto al mondo per disallineamento di competenze tra il percorso di studi universitario e le esigenze del mondo del lavoro. Disallineamento che non riguarda, tuttavia, solo i giovani e giovanissimi freschi di alloro: lo “skill mismatch” costituisce nel nostro Paese un freno alla carriera di ogni professionista, di ogni settore e di ogni tipologia di inquadramento, al punto che l’OCSE descrive lo scenario italiano nei termini di un diffuso “low-skills equilibrium”.

Lavoratori sottoqualificati, giovani non pervenuti

Equilibrio instabile, tuttavia: se il 6% dei lavoratori italiani è dotato di competenze insufficienti rispetto alle mansioni svolte, e il 21% è completamente sotto-qualificato, il ricambio generazionale non è garanzia sufficiente per ridurre il divario. A fronte di “soli” 280 mila laureati totali nel 2018, di cui più di un terzo in materie umanistiche, Unioncamere prevede un fabbisogno complessivo di circa 300 mila lavoratori con specifiche competenze matematiche, digitali, informatiche o connesse in qualche modo a industria 4.0. Un fabbisogno che né l’università, né le imprese da sole sembrano in grado di colmare.

Le dimensioni dell’impresa rappresentano un freno agli investimenti in formazione

L’ostacolo maggiore è infatti proprio nella dimensione “famigliare” delle imprese italiane, che rende difficile l’investimento di queste ultime nella formazione sia delle nuove risorse, sia dei propri dipendenti più senior: se da un lato Amazon può permettersi di investire oltre 700 milioni di dollari per la formazione di 100 mila dipendenti – come riportato da alcuni quotidiani – le stesse economie di scala non possono essere applicate da una qualunque PMI. Non è un caso, infatti, che il Financial Times abbia di recente individuato tra le startup del settore “edtech (education technology)” alcuni tra i più probabili futuri “unicorni”.

Che cosa cerchiamo

In questo contesto, noi di Oltre Venture – primo fondo di impact investing italiano – siamo interessati a promuovere lo sviluppo di progetti o imprese già avviate che sviluppino soluzioni al problema dello skill mismatch, tramite modalità di apprendimento innovative (online, offline o miste) che consentano di fornire una formazione di alta qualità a prezzi accessibili. Siamo interessati sia a progetti che prevedano attività di formazione ad ampio spettro, sia progetti dedicati a uno specifico settore.
Se pensi che il tuo progetto sia in linea con la nostra ricerca inviaci una proposta attraverso il form che trovi sul nostro sito.