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Michele Cutillo, 55 anni, oltre 30 anni di esperienza internazionale nel mondo IT: da questo mese è alla guida di keyCrime, la startup innovativa nel portfolio di Oltre Venture.

Un recente passato come Country Manager per l’Italia e la Francia di NTT Data Services, prima ancora come Managing Director di Integra Document Management (Canon Group) e Business Director di Canon Italia, dopo diversi anni trascorsi in Hewlett-Packard Enterprise Services (precedentemente EDS -Electronic Data System) con il ruolo di Vice President per l’Italia: con questo curriculum alle spalle si presenta Michele Cutillo, classe 1965, da settembre 2020 nuovo CEO di KeyCrime.

Presente nel portafoglio di Oltre Venture fin dal 2018, KeyCrime opera nel mercato del “law enforcement” attraverso il suo prodotto “Delia“, una suite completa per l’analisi degli eventi criminosi a supporto delle forze di polizia. Una soluzione tecnologica all’avanguardia che, integrando logiche analitiche tipiche dell’investigazione con il machine learning e l’inteligenza artificiale, è in grado di offrire un importante contributo nel contrasto alla criminalità diffusa.

“È venuto il momento di industrializzare KeyCrime”

La (lunga) premessa è d’obbligo per introdurre una figura come quella di Michele, da pochi giorni alla guida di KeyCrime dopo una lunga esperienza da manager internazionale a cavallo tra Europa, USA e Giappone. “Ho conosciuto KeyCrime e il suo founder Mario Venturi qualche anno fa – racconta Michele – Rimasi subito colpito dalla storia personale di Mario, dalle potenzialità del prodotto e della soluzione che offriva. Un progetto dove l’analisi del crimine, unita a quella del profilo comportamentale di chi lo ha commesso, sono calati in un contesto tecnologico innovativo basato su un approccio unico al mondo”.

“La rivoluzione tecnologica – continua Michele – sta generando opportunità impensabili fino a qualche anno fa, ma senza un impatto sociale positivo rischia di passare alla storia come una rivoluzione mancata. La vera sfida è quella di indirizzare l’innovazione verso la risoluzione dei grandi problemi che affliggono le società contemporanee”. Secondo il nuovo CEO questo è lo scopo primario di KeyCrime, quello che lo ha portato ad accettare infine la proposta del fondatore: “dare un reale contributo alle forze di Polizia con l’obiettivo di accrescere la nostra qualità di vita in termini di sicurezza”.

Il mio obiettivo – dichiara il nuovo CEO – è quello di realizzare la piena industrializzazione e commercializzazione su scala internazionale del prodotto, ora che l’adozione del software da parte della questura di Milano è stata coronata dal successo. Oltre alla linea investigativa dedicata all’analisi delle rapine a breve per supportare il lavoro delle forze di Polizia, ne saranno messe altre a disposizione di queste ultime per il contrasto di crimini che destano maggiore preoccupazione e grande allarme sociale, come le molestie sessuali, le truffe agli anziani e i furti in appartamento”.

Il valore aggiunto è nell’approccio etico

In un mercato potenziale “immenso”, dove sia le pubbliche amministrazioni sia le aziende private hanno difficolta ad individuare tecnologie di sicurezza che siano allo stesso tempo efficaci e rispettose della privacy e dei diritti dei cittadini, lo sviluppo di una nuova soluzione di “predictive policy” non può mai essere disgiunta da considerazioni di carattere etico e sociale. Ne è convinto Michele, per il quale “In KeyCrime consideriamo l’uso etico dei dati un valore fondamentale, e l’obiettivo di ridurre i crimini non sarà mai il risultato di un utilizzo di informazioni non in linea con tali principi o non in linea con le normative vigenti, come il GDPR”.

Secondo il nuovo CEO di KeyCrime, infatti : “La tecnologia e il nostro approccio devono valorizzare innanzitutto il rigore e la logica investigativa. Non vogliamo né criminalizzare un quartiere, né fare distinzioni di genere di alcun tipo”. La componente “predittiva” è infatti solo l’ultimo step di un processo di analisi dei dati tramite AI e machine learning. “In questo modo – conclude – siamo in grado di portare all’evidenza delle Forze di Polizia elementi che permettono di delineare meglio (in termini di spazio e tempo) future azioni criminali. Abbiamo ben chiaro che nessuno strumento tecnologico potrà mai sostituire completamente il lavoro dell’uomo, in questo caso dell’investigatore. Noi forniamo un supporto importante, ma pur sempre solo un supporto“.